mercoledì 17 luglio 2024

Chiuso il Festival organistico di Magadino

 Si é concluso ieri sera la  62° edizione del festival organistico di Magadino con  il concerto  dell' organista francese Pascal  Marsault .

in fine  i ringraziamenti di rito con il discorso finale del presidente Maurizio Sargenti 

Egregi Signore, egregi signori, cari amici,

è con profonda emozione che vi do il benvenuto alla conclusione della 62ª edizione del Festival organistico di Magadino. 

Serata che ha quale ospite il maestro Pascal Marsault que je salue très cordialement. Bienvenue à Magadino. 

Emozione nel ricordare quel sabato del 22 giugno 1963, dove in questa chiesa parrocchiale, iniziava un’avventura straordinaria che ha portato il nostro piccolo paese e il suo organo, perfezionato dalla tradizione organaria italiana della famiglia Mascioni, che qui ringrazio, ad essere conosciuti in tutto il mondo.

Cito con piacere i promotori di allora, il maestro Carlo Florindo Semini, don Aldo Lanini, Manfredo Patocchi, Eros Ratti, e Federico Alluisetti.

Il Festival organistico di Magadino è cresciuto in fama e prestigio grazie alla sua internazionalità e alle frequenti incisioni e diffusioni della RSI. 

Ricordo Marcel Dupré, che in uno dei suoi ultimi concerti, inaugurò la rassegna il 22 giugno 1963

Rassegna  che in quella occasione ospitò pure il magadinese Luigi Favini, Luigi Ferdinando Tagliavini, Victor Togni (prematuramente scomparso nel 1965 a soli 30 anni), Gaston Litaize, Alessandro Esposito, Hans Vollenweider e Fernando Germani.

Da allora, il Festival ha saputo rinnovarsi costantemente, offrendo nuove iniziative per mantenere vivo l’interesse per la musica d’organo.

Più di 350 concertisti si sono succeduti alla consolle del nostro organo, alcuni anche più volte. Tra i tanti, vorrei ricordare i maestri Marie-Claire Alain, Jean Guillou, Hans Haselboeck, Jean Langlais, Olivier Latry, Verena Lutz, Michael Radulescu, Karl Richter, Lionel Rogg, Arturo Sacchetti, Monserrat Torrent e molti altri. 

 

Non posso dimenticare gli organisti che hanno suonato e hanno fatto parte della nostra commissione artistica, come Diego Fasolis, e quelli che ne fanno ancora parte come Paolo Crivellaro e Guy Bovet, il cui contributo è stato ed è inestimabile.

Oggi, con grande rammarico, devo annunciare che questo potrebbe essere l'ultimo concerto del Festival più antico d'Europa. 

Dopo 62 edizioni, non siamo sicuri di poter continuare l'anno prossimo. 

Il nostro organo, costruito 73 anni fa, necessita di un’importante revisione e aggiornamento. Deve essere riesaminata la composizione fonica per garantirne l’efficienza e riqualificarlo artisticamente.

Dal febbraio 2020 con il nostro Comune, proprietario dello strumento, stiamo cercando di ottenere il consenso dell'Ufficio dei beni culturali per procedere con i necessari lavori, ma siamo ancora bloccati a causa di una questione architettonica legata alle colonne, fatte a suo tempo in forma provvisoria, benché necessarie, per sostenere in sicurezza la cantoria. 

Il non concludere, l’ignorare volutamente il problema per non risolverlo, il tirare per le lunghe, non è per me tollerabile.

Questa situazione è logorante per tutti noi che abbiamo investito passione e impegno nel Festival, e rende difficile continuare a lottare per una causa che sembra paradossale di fronte all’importanza mondiale della nostra manifestazione e alla banalità del problema.

Lo strumento è vecchio e non può più aspettare. 

Nelle attuali condizioni dell'organo, non sarà possibile garantire la continuità del festival. Se non si ha la volontà di agire oggi non si potrà preparare il domani, se un domani ci sarà ancora.

Nonostante queste difficoltà, voglio esprimere la mia più sincera gratitudine a tutti coloro che hanno reso possibile questa straordinaria avventura. L’allora parroco di Magadino Don Aldo Lanini, i maestri, gli organizzatori, e qui mi riferisco in particolare alla nostra cara Daniela, i sostenitori e, soprattutto, il nostro meraviglioso pubblico. 

Siete voi il vero cuore del Festival.

Durante questo lungo cammino è stato confortevole poter contare sull’apprezzamento e sulla collaborazione raccolta presso gli Enti pubblici, la popolazione del Gambarogno e il nostro Comune.

Anche se non ci credo, spero che questo non sia un addio definitivo, e purtroppo con poche aspettative, mi auguro che sia solo un arrivederci. 

Che la musica d'organo continui a risuonare tra queste mura, e che si possano superare gli ostacoli per garantire un futuro luminoso al nostro Festival. 

Fino ad allora, conserviamo nel cuore i ricordi di questi anni straordinari e guardiamo al futuro con speranza e determinazione.

 

Grazie di cuore a tutti voi.

1 commento:

  1. Se è vero quanto hanno detto da Bellinzona, è vergognoso che il comune non riesca a piazzare 2 colonne di supporto per mettere in sicurezza la mensola dell'organo. L'edificio è del comune e che si provveda velocemente a sistemare la faccenda. Con le festicciole e gli aperitivi non si va lontano. Che disater stò comùn

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