C’era da aspettarselo. Ecco che, dopo il tragico rogo di Viareggio, sono iniziate le inevitabili polemiche fatte di rimbalzi di responsabilità nel giro di chi era tenuto ad assicurare la sicurezza dei convogli ferroviari che trasportano quelle che si possono definire delle vere e proprie bombe viaggianti. Una sicurezza che lunedì, attorno alla mezzanotte, ha fallito clamorosamente.
Di chi la colpa? Alcuni affermano che, considerato il più che precario stato delle ferrovie italiane, la tragedia era di quelle annunciate. Altri sono convinti che la responsabilità vada cercata nella cattiva manutenzione e vada quindi addossata a chi ha costruito e/o immatricolato i vagoni. Altri ancora inviano tale responsabilità all’indirizzo di questo o quel paese (estero) che non ha verificato con sufficiente attenzione il materiale rotante all’origine del transito assassino. E se poi la colpa fosse da imputare al caso, al caso di un maledetto asse che ha ceduto perché doveva cedere e nessuno sarebbe stato in grado di prevedere il peggio?
Insomma, la sola cosa certa è che l’avviato balletto delle perizie e delle controperizie scaricabarile tanto presto non finirà.
E da noi? Mentre le terribili immagini provenienti da Viareggio pongono sul tavolo una ridda di domande, siamo andati a rivedere come funzionano i controlli sui nostri binari. A giudicare da quanto pubblichiamo a pagina 2 nel nostro Paese, la ricca e precisa Svizzera, certe tragedie non dovrebbero succedere perché i controlli sono da primato. Sarà.
Ma c’è un ma. Da qualche anno anche sulle nostre linee ferroviarie circolano convogli privati d’ogni genere provenienti da mezza Europa.
Ma un conto (permetteteci un briciolo di sciovinismo), visti i nostri alti standard, è trasportare su rotaia materiale pericoloso per conto delle Ffs.
Anche perché, non da ultimo, chi sbaglia qui sa di dover pagare a casa sua.
Altro conto è fare affidamento a compagnie di trasporto di paesi che, pur avendo controlli e norme di sicurezza forse paragonabili alle nostre, non è detto che agli impegni presi facciano seguire i fatti.
E poi: non dimentichiamo che i deragliamenti, come è già avvenuto ultimamente e a più riprese in Leventina, non sono poi così rari.
Diciamo piuttosto che sinora ci è andata molto bene, ma è legittimo incrociare le dita.
Concedeteci una riflessione finale: è vero, è molto meglio se certe sostanze pericolose vengono trasportate su rotaia anziché su gomma per evidenti questioni di sicurezza.
Ma chi l’ha detto che devono necessariamente fare avanti e indietro su e giù per l’Europa, passare su linee ferroviarie con tracciati concepiti nell’Ottocento per transiti di persone e merci di certo non pericolose? O perlomeno molto meno pericolose di quelle che transitano ora. E oltretutto che transitano attraverso che cosa? Anche attraverso interi quartieri sempre più popolati. Quante nostre stazioni sono ubicate nei centri? Praticamente tutte.
Insomma: se i calcoli delle probabilità ci dicono che i rischi di esplosioni, tutto sommato, non sono poi così alti, vale la pena rischiare? Ma si sommano davvero tutti i costi? Morti e devastazioni comprese? Il dubbio è lecito. Non si dovrebbero invece introdurre tasse che scoraggiano gli inutili via vai di merci pericolose oggi permessi semplicemente perché conviene assai produrle in un certo posto e venderle in un altro? Bisogna avere il coraggio di dire a voce alta che questi tipi di trasporti ad alto rischio non li vogliamo veder passare né su rotaia né su gomma. Viareggio, purtroppo, dolorosamente insegna.da la regione
Basta sedersi in una panchina di una qualsiasi stazione del Gambarogno , guardare e ascoltare quando passano questi rottami ,i rumori che emettono e che rottamaglia di vagoni merci che passano . Mi domando come si puo' parlare di sicurezza . .....
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