IL GAMBAROGNO È SOLO DISCARICA?
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Magadino, dopo la cessazione di Gordevio, sembra rappresentare al momento l'unica soluzione praticabile - dal 2010 o dal 2011, a lungo termine - in materia di discariche inerti nel Locarnese (cfr. ìaRegione Ticino di ieri). Ma è una soluzione che, secondo un gruppo spontaneo apartitico formatosi a Quartino, presenta parecchie incognite. Tanto potenzialmente importanti da dover indurre le autorità cantonali a lasciarla cadere, «e di voler rintracciare un'altra ubicazione (in qualche vallone o canalone discosto dagli abitati)». La rinuncia «sarebbe anche un atto di lungimiranza politica verso le nostre future generazioni, che potranno godere ancora di una zona intatta e rigeneratrice a contatto con il paese». Perché «il progetto cantonale di ristrutturazione naturale che seguirà l'abbandono della discarica riconsegnerà alla popolazione una zona irrimediabilmente rovinata nel contenuto, anche se messa in salvo nella forma». Se il Cantone dovesse invece decidere di insistere, «ricorreremo a tutti gli strumenti per impedire tale pianificazione». Queste osservazioni, inviate di recente al Dipartimento del territorio nell'ambito della consultazione del Piano di utilizzazione cantonale, sono precedute da
preoccupate considerazioni inerenti diversi temi; partendo dalla falda, con il pericolo di infiltrazioni tossiche «dal momento che non esiste una raccolta differenziata degli inerti e ci si affida unicamente alla buona coscienza dei capicantiere». Poi c'è il problema delle polveri, la cui neutralizzazione sarebbe «praticamente impossibile», anche irrigando costantemente (e creando per altro in questo modo una fanghiglia «.che impedirebbe il lavoro di movimentazione dei materiali»). Il pulviscolo «si espanderebbe nelle zone abitative, in quelle agricole e in quelle industriali». E non va dimenticato che «il luogo della progettata discarica, che è parte di una zona con un tasso di inquinamento tra i più alti del Ticino (con ancora l'incognita del termovalorizzatore), sarà sottoposta ad ulteriore carico ambientale causato dai camion che non saranno solo di transito, ma dovranno percorrere la via delia discarica, deporre il carico e ripartire».
Infine, il gruppo spontaneo esprime perplessità pianificatone relative alla perdita di una fascia boschiva, nonché dubbi sulla disponibilità dei proprietari dei fondi interessati, nessuno dei quali sarebbe ancora stato interpellato in merito agli espropri.
Magadino, dopo la cessazione di Gordevio, sembra rappresentare al momento l'unica soluzione praticabile - dal 2010 o dal 2011, a lungo termine - in materia di discariche inerti nel Locarnese (cfr. ìaRegione Ticino di ieri). Ma è una soluzione che, secondo un gruppo spontaneo apartitico formatosi a Quartino, presenta parecchie incognite. Tanto potenzialmente importanti da dover indurre le autorità cantonali a lasciarla cadere, «e di voler rintracciare un'altra ubicazione (in qualche vallone o canalone discosto dagli abitati)». La rinuncia «sarebbe anche un atto di lungimiranza politica verso le nostre future generazioni, che potranno godere ancora di una zona intatta e rigeneratrice a contatto con il paese». Perché «il progetto cantonale di ristrutturazione naturale che seguirà l'abbandono della discarica riconsegnerà alla popolazione una zona irrimediabilmente rovinata nel contenuto, anche se messa in salvo nella forma». Se il Cantone dovesse invece decidere di insistere, «ricorreremo a tutti gli strumenti per impedire tale pianificazione». Queste osservazioni, inviate di recente al Dipartimento del territorio nell'ambito della consultazione del Piano di utilizzazione cantonale, sono precedute da
preoccupate considerazioni inerenti diversi temi; partendo dalla falda, con il pericolo di infiltrazioni tossiche «dal momento che non esiste una raccolta differenziata degli inerti e ci si affida unicamente alla buona coscienza dei capicantiere». Poi c'è il problema delle polveri, la cui neutralizzazione sarebbe «praticamente impossibile», anche irrigando costantemente (e creando per altro in questo modo una fanghiglia «.che impedirebbe il lavoro di movimentazione dei materiali»). Il pulviscolo «si espanderebbe nelle zone abitative, in quelle agricole e in quelle industriali». E non va dimenticato che «il luogo della progettata discarica, che è parte di una zona con un tasso di inquinamento tra i più alti del Ticino (con ancora l'incognita del termovalorizzatore), sarà sottoposta ad ulteriore carico ambientale causato dai camion che non saranno solo di transito, ma dovranno percorrere la via delia discarica, deporre il carico e ripartire».
Infine, il gruppo spontaneo esprime perplessità pianificatone relative alla perdita di una fascia boschiva, nonché dubbi sulla disponibilità dei proprietari dei fondi interessati, nessuno dei quali sarebbe ancora stato interpellato in merito agli espropri.
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